La Voce di Romagna, 24 febbraio 2010
di Simone Mariotti
Avevo venticinque anni, e tra pochi mesi arrivo a quaranta.
Avevo venticinque anni e mi ricordo benissimo il momento esatto in cui per la
prima volta mi fu spiegata quella brutta storia degli "scarichi a mare".
Un po' come quelle cose che ti restano in testa, come l'11 settembre, che tutti
poi si ricordano quello che stavano facendo in quel momento.
Io ero a casa di Werther Casali, nel borgo, e un veterinario che avevo conosciuto da
poco mi raccontò di un esposto in procura che aveva fatto contro il sindaco
di Rimini Chicchi. Oltre a Werther, la mia vita quell'anno aveva incrociato
anche quella di Sergio Giordano, e sono quegli incontri che la vita te la fanno
deviare, in meglio. E tra radicali e "merdaioli" in futuro ci sarebbe
stato di che divertirsi.
La Voce ancora purtroppo non c'era, ma persino nello storico "altrove",
dove oggi su queste cose regna l'amnesia, si leggevano dei disastri ricorrenti,
degli allagamenti, dell'orrida merda in mare.
Nascemmo agguerriti tra chiacchiere ed entusiasmo attorno a quel tavolo radicale,
tra un referendum, un comizio e una qualche elezione. Nei primi anni si andò
avanti "a braccio", senza organizzazione né un nome, solo con
il "dossier stampa" contenuto nel raccoglitore nero di Sergio, quasi
un libro sacro, anzi, senza quasi. Poi la svolta, quel primo prelievo di acqua
a piazza Kennedy e il barattolo con i risultati delle analisi e quel manifesto
che tappezzò la città con quel nome tanto fastidioso quanto fondamentale
per il suo successo negli anni futuri: "Basta Merda in Mare". Era
il 2000 e in molti ci chiesero di cambiarlo, continuando a farlo negli anni.
E un coronamento del nostro successo politico, è stato anche vedere in
Consiglio Comunale tanti di quelli che con più insistenza ci avevano
fatto quella richiesta, sedere accanto alla presidente di "Basta Merda
in Mare", che parlando all'aula, incassava un consenso generale.
Quelli tra il 1995 e il 2001 furono anni battaglieri e arrembanti, quelli in
cui la città, e soprattutto la politica, doveva essere scossa dal torpore
in cui stava dormendo, quelli in cui l'assessore all'ambiente si doveva svegliare
con un bidone di liquame in ufficio e il neo sindaco-medico appena eletto, doveva
essere preso per mano e portato davanti allo scarico sulla spiaggia con i bambini
che vi sguazzavano dentro.
Poi una fase di stasi, in attesa dei progetti che non arrivavano, di un piano
delle fognature che ancora non c'era. Per quasi tre anni, tra il 2002 e il 2004,
ci vedevamo quasi solo io, Sergio, Werther e Ivan Innocenti, il martedì sera, a
parlare di politica e di mare. Nei momenti della vittoria bisogna ricordare
tutti e riconoscere le origini che ti hanno permesso di essere lì e i
gradini che lentamente sono stati conquistati. E in quegli anni fu grazie soprattutto
a Ivan Innocenti che "Basta Merda in Mare" restò attiva, che
per la prima volta sbarcò in rete e che alla fine iniziò a prendere
i primi contatti per imboccare quella profonda trasformazione che diede nuova
vita al vecchio comitato e che lo vide poi trasformato in una grande associazione
onlus che oggi esprime la vicepresidenza di tutto il mondo del volontariato
riminese. E anche se da qualche anno le nostre strade si sono divise, per differenti
visioni sulle priorità da portare avanti, se non ci fosse stato Ivan
la storia di "Basta Merda in Mare" sarebbe stata certamente diversa.
I fatti della vita, il destino e ancora quegli incontri che
ti spostano, con felice irruenza. Dovrei proprio ringraziare il Sindaco Ravaioli
per il modo grezzo in cui gestì il taglio degli alberi di piazza Ferrari,
che fece infuriare mezza Rimini e portò alla nascita del comitato da
guidato da Maria Cristina Gattei.
C'incontrammo così. Lei e Ivan presero i primi contatti; poi le riunioni,
lo studio reciproco, la conoscenza, l'entusiasmo e l'affetto. Iniziammo a produrre
idee nuove e "Basta Merda in Mare" decise di fare una cosa rara e
di straordinaria maturità: cambiare. Portare avanti, cioè, quello
che tanti gruppi nati dalla politica non sempre, anzi quasi mai, riescono fare,
forse per quella gelosia sanguigna che imbriglia, e che è anche naturale
ci sia nei confronti delle proprie creature. Bisognava cioè proseguire
la storia di Basta Merda in modo nuovo, raccogliendo attorno alla combattività
del vecchio comitato le altre anime ambientaliste della città, cosa in
cui Cristina è stata eccezionale, e trasformarlo in associazione, senza
che questa degenerasse in un club di tuttologi dell'ambiente, ma mantenendo
prioritario (anche se non più esclusivo) suo il focus originario. E a
guardarla oggi, la struttura attuale dell'associazione, con un consiglio direttivo
espressione di ogni colore politico tale da renderlo non strumentalizzabile
da nessuno, è un vero capolavoro.
Oggi ovviamente c'è la gara a salire sul nostro carro. Dicono che "sì,
era tutto da fare, che anche loro lo avevano detto, ecc.", ma chissà
perché per votare in Comune un benedetto documento "ovvio"
c'è voluto il pressing decennale di "Basta Merda in Mare".
Ma è la solita, innocua, e dopotutto neanche condannabile (fa parte del
loro essere), recita che la politica inscena su se stessa.
Ma oltre al significato intrinseco di quanto deciso in consiglio la settimana
scorsa, c'è un aspetto molto importante che va considerato e che può
arricchire ulteriormente la città.
Quello di "Basta Merda in Mare" è un esempio produttivo e positivo
di ciò che può sbocciare dall'ascolto attivo e rispettoso da parte
della politica delle esigenze cittadine quando vengono espresse e organizzate
attraverso il filtro di un mondo del volontariato serio e libero. E di come,
quindi, dovrebbero essere valorizzate e arricchire le strutture a esso di supporto,
come per esempio la Casa della Pace di Rimini, storica sede delle più
diverse associazioni (non di BMIM), e attualmente invece in sfratto, e i Centri
di Servizio per il Volontariato presenti nelle provincie.
Il resto per me è storia personale, fatta di rapporti,
anche tra i più intensi e sofferti di questi miei primi 40 anni, e di
coincidenze, o di conseguenze. Di una vita che è comunque passata di
lì, dal mare, tra gioia e dolore, e che ancora si muove da quelle parti.
E fu proprio in uno dei miei momenti meno felici che mi ritrovai, quasi come
una catarsi, a ricominciare sotto la pioggia, solo, a far prelievi in mare ai
primi di settembre 2007; e ancora lo stesso nel giugno successivo, assieme Sergio
e alla Carla (terzetto di mille battaglie), per iniziare il lungo monitoraggio
del mare che ha poi portato alla mostra del 2009. E fu sempre durante una festa
in piazza di "Basta Merda in Mare" di quattro anni fa che mi capitò
di vivere, per motivi ben poco "merdaioli", uno dei giorni più
belli della mia vita. Insomma, il mare era sempre lì.
E, dal mio punto di vista, al di là dell'ambientalismo, del gruppo, della
militanza politica, quell'unione, fatta anche di litigi e discussioni, che come
sempre arricchiscono, che ho vissuto e vivo soprattutto con Sergio e la Cristina,
e Werther, più di una semplice partecipazione (o compartecipazione),
è stata, ed è, l'amicizia profonda con persone con le quali avrò
un rapporto che sarà sempre diverso rispetto a tutti gli altri, e certamente
privilegiato, nel senso meno scontato, e credo più nobile, del termine.