L'intervista delle domenica - Corriere Romagna,
28 febbraio 2010
Scarica qui il file pdf ad alta definizione dell'intervista
Vai alla pagina dedicata al Consiglio Comunale straordinario sulle fogne del 18 febbraio 2010
RIMINI. L'errore più comune che possono commettere gli
avversari è quello di sottovalutarla. Ma il visino, la vocina dolce e
il fisico minuto nascondono un carattere forte, tenacia e lucidità. Lei
è Maria Cristina Gattei, presidente dell'agguerrita
associazione "Basta merda in mare". La scorsa settimana
è riuscita in un'impresa difficilissima: portare il Comune di Rimini
a sconfessare il piano delle fogne votato nel 2006 e ad accettare le posizioni
che l'associazione porta avanti da anni.
Gattei, lei crede davvero che alle parole seguiranno
i fatti: il Comune porterà avanti con decisione il progetto di sdoppiare
la rete fognaria in acque nere e bianche?
"Sì. Perché conosco le leggi e un consiglio comunale che
approva un testo così chiaro non può che rispettarlo. D'altra
parte, oggi c'è una città intera che ritiene sia quella la strada
giusta. E ci sono anche delle norme europee che parlano chiaro. Noi comunque
siamo sempre presenti a vigilare e a far emergere le criticità".
Per lo sdoppiamento della rete fognaria ci vogliono tanti anni. E intanto?
"Ci vorranno 30 anni. E intanto si può iniziare tutta quella serie
di lavori per ridurre al minimo gli scarichi in mare".
E cioè?
"E' inevitabile che l'acqua piovana prima o poi vada a mare, lo sappiamo
bene anche noi. Ma deve essere la meno sporca possibile, conferita il più
lontano possibile dalle zone di balneazione, diluita il più possibile,
e devono essere trovati anche sistemi, il più efficienti possibili, per
il riutilizzo dei reflui, per i quali già esiste un piano di fattibilità
(che è solo da mettere in atto), mentre sono già pronti progetti
di riqualificazione ambientale che prevedono l'utilizzo delle stesse (vedi parco
Marecchia e bacino del ponte di Tiberio), anche questi solo da attuare".
E poi?
"Individuare un sistema di accesso ai dati sullo stato delle condotte,
sulla qualità e quantità degli scarichi a mare e sulla qualità
delle acque di balneazione, e di diffusione degli stessi che sia chiaro, completo
e pubblico; individuare nel prg idonee aree di riserva per la costruzione di
ulteriori future vasche di prima pioggia e laminazione, nel caso le previsioni
del piano nel tempo si rivelassero insufficienti; predisporre un piano per la
sistemazione delle caditoie e delle chiusure dei tombini al fine di limitare
la fuoriuscita di odori; iniziare sin da subito la mappatura degli allacciamenti
privati (specialmente nelle zone storiche) per stabilirne la regolarità
e verificare la presenza delle vasche Imhoff dove necessarie; predisporre un
piano periodico di lavaggio delle strade e cacciate d'acqua nelle condotte al
fine di limitare accumuli di materiale inquinante e depositi (e in generale
di ridurre il rischio inquinamento nel caso di eccezionali scarichi a mare);
predisporre periodici incontri di informazione e verifica dell'applicazione
e funzionamento del piano, con le organizzazioni coinvolte nella gestione e
nel controllo…".
Voi siete un'associazione ambientalista. C'è solo il mare nel
vostro orizzonte?
"No. Facciamo parte del forum ambiente della Provincia di Rimini e lavoriamo
al piano strategico della città".
Vedete altre emergenze ambientali?
"Vogliamo parlare della distruzione sistematica del verde cittadino? Vogliamo
parlare del progetto della corderia di Viserba? Del bosco della Sacramora? Della
tutela del verde cittadino che viene sistematicamente ridotto?".
Quando è nata "Basta merda in mare"?
"Nel 2000. Io però sono arrivata nel 2004".
Perché è nata quest'associazione?
"Perché mentre Sergio Giordano passeggiava col suo cane in spiaggia
si aprì lo sfioratore e lo travolse!".
Una volta si diceva che di certi problemi non si doveva parlare per
non danneggiare il turismo. Voi perché avete cambiato strategia?
"Perché volevamo essere efficaci. Come fai ad attirare l'attenzione
scrivendo "Per un mare più pulito"? Abbiamo usato una parola
che non era ancora sdoganata, all'epoca era un pugno nello stomaco. Ti rimaneva
impressa. Oggi, devo dire, che in televisione si usano parole ben più
forti".
Chi scelse quel nome?
"Penso Giordano".
Non potevate scegliere un nome più elegante?
"Non saremmo riusciti a ottenere attenzione. E poi era di quello che si
parlava!".
Quanti soci avete?
"Siamo sopra i cento, un'associazione piena di attivisti che conta molti
giovani, mentre di solito nel volontariato c'è il problema del ricambio".
Come siete organizzati?
"Noi siamo armati di molta umiltà. Ci siamo dotati di uno statuto,
per darci delle regole, e per farci conoscere abbiamo fatto dei progetti che
si rivolgono alla città e la rendono partecipe dell'emergenza ambientale.
Dal punto di vista operativo, rivolgendoci al centro di servizio del volontariato,
siamo anche riusciti a finanziare i nostri progetti che ci hanno dato una visibilità
sempre maggiore".
Perché in altri comuni il tema della doppia rete è stato
affrontato e risolto già da tempo e a Rimini no?
"In questa città si tende a evitare qualsiasi tipo di programmazione.
Anche a livello politico (e quindi pubblico) è solo la dimensione economica
di breve periodo a prevalere. Il che vuol dire, sostanzialmente, cronica mancanza
di pianificazione".
Ma perché è così?
"Forse a qualcuno fa comodo che non ci sia questa programmazione. E questo
sistema spesso fa comodo sia alla maggioranza sia all'opposizione".
Dica una spesa che il Comune poteva non fare dirottando quei soldi sul
problema fogne.
"La Notte Rosa, per esempio: una città messa in svendita che viene
consumata in una notte come il paese dei balocchi di Pinocchio… Oppure
vogliamo parlare del nuovo palazzo dei congressi?".
Dia un voto al Comune su come ha trattato finora il problema delle fogne?
"Se devo parlare dell'assessore Magrini posso dire che l'ho fatto letteralmente
impazzire ma si è rapportato con molto rispetto nei nostri confronti
e si è messo con molta attenzione ad ascoltarci. Ma negli ultimi dieci
anni si era tirato su un vero e proprio muro di gomma. Un muro di gomma pubblico,
certo, perché in privato trovavo la gente che diceva che avevamo ragione.
C'era la "mondezza" nascosta sotto il tappeto e ogni estate prevaleva
la logica "Io speriamo che me la cavo". Nel 2006 quando votarono il
piano generale delle fogne credevano di aver dato il massimo!".
Oltre alla battaglia contro gli scarichi a mare dica un altro tema sul
quale si è molto impegnata?
"Potrei dire quella contro l'abbattimento degli alberi in piazza Ferrari".
Le piacerebbe la definizione di "pasionaria dell'ambiente"?
"No, perché non è vero. Io sono solo una volontaria. Non
ho momenti di esaltazione, ho sempre presente l'obiettivo e uso tutti gli strumenti
leciti per raggiungere lo scopo. Sì, faccio prevalere la ragione alla
passione… E sono molto attenta alle opinioni altrui".
E allora come si definirebbe?
"Sono una volontaria ambientalista che combatte per risanare questa grave
forma di inquinamento ambientale. Sono un'ambientalista a 360 gradi e sono anche
un'animalista".
Ha degli animali?
"Ho tre bambini col pelo: tre gatti!".
Qualcuno dice che l'ambientalismo è un volontariato di serie
B.
"Eh no! Per me non c'è volontariato di serie A e di serie B. L'ambientalismo
è volontariato".
Cosa le ha fatto scattare la molla dell'impegno ambientale?
"Una mattina di fine giugno scesi da casa e andai verso piazza Ferrari.
Lì c'erano tre operai che stavano tagliando un albero. La mia passione
civile, che per anni avevo tenuto sopita per motivi personali, è rinata.
Ho capito che nel mio futuro dovevo impegnarmi nella difesa dell'ambiente".