Pubblicato il 15 giugno 2011 su La Voce di Romagna
di Simone Mariotti
Forse è il destino cinico e baro, o semplicemente è così la natura delle cose, attorno alla quale tutto gira e tutto torna, e non ci scappi. E non basta una bella dichiarazione d’intenti, una sparata giornalistica, una levata di scudi che grida che: “noi risolveremo il problema, istaureremo subito delle commissioni, faremo dei piani, agiremo da maghi”. Non bastano i programmi elettorali, cronicamente scarni al riguardo, non bastano i soldi né i bravi consiglieri. Non basta nulla per esorcizzarlo, perché lo spettro delle fogne è lì e ogni sindaco, vecchio o nuovo, al primo insediamento viene regolarmente battezzato con un aspersorio maledetto di liquido maleodorante.
L’anno in cui fu eletto Marco Moretti (1990), fu quello che simbolicamente diede inizio alla battaglia per la ristrutturazione delle fogne e del sistema depurativo degli scarichi a mare con le parole dell’allora sostituto procuratore Sapio a proposito di un problema sanitario in spiaggia: “Ora tutti sappiamo” (è visibile nella home page del sito www.bastamerdainmare.it).
Appena fu eletto Chicchi, l’estate del 1995 fu una delle più tragiche del decennio con almeno tre di quegli eventi temporaleschi che i tecnici di Hera ancora oggi dicono verificarsi ogni 25 anni (ma a osservare i reali dati meteo forse sarebbe meglio dire ogni 25 giorni) e che a leggere la rassegna stampa presente nel libro Scatologia alla Riminese (2005), il primo dei libri pubblicati da Basta Merda in Mare, già venivano definiti, con eccezionale regolarità, eccezionali. Nel primo di quei tre temporali, due mesi dopo l’insediamento di Chicchi, scantinati e garage di marina vennero allagati dai liquami, e la m… “scendeva anche dalle docce”, si leggeva nei giornali.
Alberto Ravaioli, anche lui neo eletto, per caso al mare, e avendo piovuto, sì incontrò con il padre spirituale di Basta Merda in Mare, Sergio Giordano (i casi del destino), che lo portò subito davanti ai bambini che giocavano vicino allo scarico di Piazza Kennedy, suscitando il comprendibile orrore del sindaco medico, che l’anno dopo ebbe persino un battesimo integrale (profetico del suo lungo mandato), sprofondando letteralmente nel “limo” di San Giuliano.
Il povero Andrea Gnassi non ha avuto neanche il tempo di fare la sua giunta, che il più drammatico disastro fognario di Rimini degli ultimi 15 anni gli è piombato sul collo, con i garage pieni di liquami, e una parte della bella cartolina di Rimini colorata di marrone, esattamente come 16 anni fa.
Insomma, di eccezionale non c’è più nulla a Rimini, e continuare a usare questi termini serve solo a sviare il problema. E non credo servano altri piani di fattibilità, che già quelli che ci sono prendono la polvere nei cassetti. Ce n’é uno per la realizzazione del piano generale delle fognature, approvato 4 mesi fa; ce n’è uno sul recupero dei reflui vecchio di anni; ce n’è uno sul recupero dell’area del Ponte di Tiberio per la miscelatura dei reflui del depuratore con l’acqua di mare (problema gravissimo e da sempre sottovalutato) di cui si son perse le tracce, oggetto anche di due interrogazioni comunali (Starnini e Renzi) a cui mai è stata data risposta (progetto Alpina acque). E spero che il nuovo sindaco ci dica qualcosa al riguardo, giusto per sapere se quel progetto, all’apparenza utilissimo e poco costoso, aveva delle controindicazioni.
Ma soprattutto bisogna smettere di dire che il costo degli interventi necessari subito è di 900 milioni di euro. Per la separazione della rete fognaria riminese separabile (che è solo uno dei tanti interventi del Piano delle fognature, ma il nocciolo del problema per la questione scarichi a mare) “bastano” 10/15 milioni di euro l’anno per 10 anni, più altri 50/100 milioni per i dieci anni successivi per altri interventi necessari.
L’associazione Basta Merda in Mare sostiene da anni che 200 milioni in 20 anni risolvono gran parte del problema, e fui io stesso, poco dopo l’approvazione del vecchio PGF (poi riformato nel 2010) e prima delle elezioni 2006, a fare su questo giornale questa proposta, mai smentita da nessun tecnico/amministratore.
Sono cifre importanti, ma del tutto affrontabili con due cose difficili: sacrifici e scelte di priorità. Ed è arrivato il momento di dire a cosa si rinuncerà per destinare i soldi alle fogne, e quando far partire concretamente le tanto annunciate regolarizzazioni degli allacci privati fuorilegge.