La Voce di Romagna, 10 agosto 2011
di Simone Mariotti
"Fogne: forse ci siamo", potremmo titolare. C'è una certa soddisfazione nell'aria, seppur con vari distinguo, ma c'è. E se continuo a dire "forse" è perché l'esperienza insegna a essere prudenti in questo campo.
Il nuovo piano di interventi presentato venerdì scorso, primo stralcio del Piano Generale e che negli obiettivi terrà occupati i prossimi 5 anni, sembra parlare un linguaggio chiaro che mette un po' d'ordine nel caos di dati e cifre degli ultimi anni, e dalla chiarezza sorgono delle domande.
La prima è perché questo stralcio preveda solo 5 anni, molto pochi, vista anche la difficoltà di reperire risorse, e viene addirittura citato come ispiratore il Principio di Pareto, dando a intendere, suppongo, che in questi 5 anni si procederà al 20% degli interventi generali del piano per ottenere l'80% del risultato finale. Molto ottimistico se pensiamo che il PGF del 2006 aveva scartato la Soluzione 1 (separazione totale) perché impossibile nei venti anni. La delibera del 2010 su proposta di Basta merda in mare fece cadere quel vincolo tornando così alla Soluzione 1, ipotizzando un orizzonte ben più lungo. Ma il piano di oggi, stralcio di quello del 2010, punta a ottenere quattro quinti di quel lavoro in soli 5 anni, quel lavoro che nel 2006 sembrava richiederne più di 20…
Non voglio essere frainteso, questo è il primo, serio, piano operativo per partire con i lavori veri e ne sono contento, e se i cinque anni magari coincidono strategicamente con il mandato elettorale del sindaco, va bene. E Gnassi sta mostrando la maggior sensibilità di sempre al problema rispetto a tutti i suoi predecessori (e lo stesso si può dire del neo assessore all'ambiente Visintin).
Non vorrei però che questi lavori fossero stati pensati prevalentemente con una logica "politica" a 5 anni, nel senso che siano pensati per avere risultati di breve, senza troppa attenzione al proseguimento dei lavori. Cioè, tra 5 anni si proseguirà nella stessa direzione completando l'opera? Penso di sì, ma sarebbe molto interessante avere allora le linee guida di intervento anche per i successivi 5 anni, che certamente già ci sono se i lavori sono stati pensati come uno stralcio di un piano a lungo termine, in modo da programmare l'attività e gli investimenti futuri e da poter valutare la gravità o meno di eventuali ritardi o di variazioni in corso d'opera delle singole parti.
Il mio dubbio arriva, non per malizia, credetemi, ma perché si è assistito negli ultimi anni, e su vari aspetti, a un curioso balletto metamorfico di cifre e numeri che mutano forma al cambiare di ogni tavolo, così come cambiano i nomi dei tavoli stessi. La new entry di oggi è "PSB", piano salvaguardia della balneazione, ma sempre piani fognari sono; ma si sa, in Italia l'oralità ha il suo gran bel peso.
Si parla per esempio con una certa "flessibilità", dell'ampiezza dell'area destinata a restare a rete mista. Se a febbraio scorso, con la votazione del piano di indirizzo si parlava di una zona che andava ben oltre il centro storico, con una estensione di diversi km2, oggi quell'area si riduce pare a un solo chilometro quadrato. Ne siamo felici, ma sarà veramente così? E perché prima si affermavano cose diverse, quando al tavolo c'erano più o meno gli stessi?
Poi ci sono i famigerati tubi al largo. Nel 2009 durante la presentazione del piano generale delle fogne (quello del 2006) al Piano Strategico, dai tecnici il piano era dato per inamovibile e immodificabile, ma sarebbe stato rivisto solo 9 mesi dopo. I tubi erano a 300 metri, e sembravano la soluzione unica possibile. A noi di Basta merda in mare presenti che chiedevamo un'estensione in lunghezza come minimo tripla per avere un po' di profondità in più ci veniva detto che era tecnicamente impossibile. Oggi si parla di una condotta di 800 metri: o la tecnologia in due anni si è rivoluzionata o qualcuno raccontava allora, o racconta oggi frottole. Propendo per la prima ipotesi, ma vorrei un chiarimento da Hera e una risposta sul perché, se tubo momentaneo deve essere, non può essere a un miglio o più, invece che a 800 metri. E inoltre: sarà un tubo solo temporaneamente di acque miste e destinato in futuro a ricevere solo acque bianche successive a quelle di prima pioggia (o diluite di 5 volte, come dal vecchio progetto)? O sarà solo un prolungamento dell'attuale scarico Ausa?
E ancora, ci sono priorità che salgono e scendono dai tavoli come la marea, come l'esigenza di regolarizzare gli allacci privati, o quella di imporre le vasche Imhoff in certe zone. Che si fa?
Poi c'è il walzer sui costi complessivi, che sembra essersi fortunatamente stoppato a livelli ragionevoli. Se entrambi i candidati all'ultimo ballottaggio riminese sino all'ultimo giorno sostenevano la litania del miliardo di euro, oggi sia Gnassi che Renzi si sono resi protagonisti di ottimi interventi costruttivi, al centro di un dibattito finalmente partecipato e vero come i fondatori di Basta merda in mare chiedono da quasi 20 anni.
Insomma, forse questa è la volta buona per partire davvero con i lavori nell'ottica del nuovo piano fognario. Ma c'è qualche dubbio da chiarire, per restare con i piedi per terra, e far sì che alle parole seguano prima i soldi, poi i fatti.
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