La Voce di Romagna, 29 giu 05
di Simone Mariotti
"Che cos'è il genio? Fantasia, intuizione e rapidità
d'esecuzione!". Questa vecchia battuta, tratta da quell'inimitabile capolavoro
che fu "Amici miei", può essere usata anche alla rovescia per
descrivere quanto di più lontano ci possa essere da un amministratore
pubblico.
Madre natura, si sa, non è stata molto generosa con i burocrati quanto
a fantasia. E per riuscire restare allegri parlando "intuizione" e
"rapidità d'esecuzione" riferendosi alle capacità del
politico medio, bisogna aver bevuto almeno tre litri di sangiovese buono. Tutto
questo senza distinzione di sesso, nazionalità, religione, razza e, soprattutto,
appartenenza politica.
Ciò non vuol assolutamente dire che in una città non funzioni
nulla, che sia tutto un disastro, che chiunque sia alla guida di una collettività
debba essere per forza un inetto, anche se le patacate spesso si sprecano. No.
In molte realtà di vive bene; in moltissime città medio piccole
si sta addirittura benissimo, e Rimini è senz'altro una di queste.
Un po' per la sua storia, un po' molto perché dotata per natura di una
grande e straordinaria spiaggia. Ed ovviamente il merito maggiore va ai riminesi
che nei decenni passati hanno costruito attorno a loro un gran bel posto in
cui vivere, cucina compresa.
Fino agli anni settanta, Rimini era sovente definita la "capitale mondiale
del turismo". Poi la concorrenza proveniente dall'estero si è progressivamente
intensificata e, con lo sviluppo di maggiori flussi turistici globali, Rimini
ha perso il suo ruolo di leader, soprattutto per non essere riuscita a cambiare
la sua offerta. Così, quella che una volta per le tasche dell'italiano
medio (ma anche del tedesco, dello svedese, ecc.) era una normale "bella
vacanza", oggi si è trasformata in una meno brillante "vacanza
a basso costo". Ma la città tuttavia continua ad essere molto piacevole
e tra le migliori, credo, del nostro paese.
Oggi forse sono in preda ad un attacco di buonismo veltroniano, e ho voglia
di dimenticarmi della cementificazione, degli obbrobri urbanistici, della viabilità
"originale", ecc. Niente di tutto questo per oggi, perché è
vero che sono gravi problemi, ma sono i soliti problemi tipici di un paese,
l'Italia, attualmente molto affollato e cementificato.
E allora perché continuare a protestare per le strade strette, per la
carenza di ordine pubblico, per il gran casino che c'è sul mare, perché
mancano la fogne. A già, le fogne! Mi ero quasi dimenticato delle fogne
e degli scarichi a mare che da decenni affliggono la nostra provincia. Ecco
un valido motivo per defenestrare, velocemente come era arrivato, il questo
odierno buonismo mattutino.
Di questo problema se n'è accorto sabato scorso, tra un'invettiva culinaria
e l'altra, anche il combattivo Nick Farrel, che gioiva credendo d'aver trovato
l'ennesimo (per lui) motivo per attaccare i rossi, come se la brutta faccenda
dell'inquinamento della spiaggia fosse una questione di destra o sinistra.
Mi spiace deludere Nick, ma il colore politico questa volta non c'entra assolutamente
nulla, visto che altrove le stesse identiche inadempienze ambientali hanno visto
come colpevoli tanto i Peppone quanto i Don Camillo, ed il testa a testa tra
per il trofeo del "Miglior Sporcaccione" è sempre serrato.
Fosse la cucina il nostro problema, saremmo tutti in un piccolo paradiso terrestre!
Cosa potrebbe spingere un qualsiasi politico al governo ad interessarsi e ad
investire il denaro pubblico in qualcosa di oscuro, puzzolente e poco appagante
come le fogne? Qualcosa i cui risultati si vedrebbero nella generazione successiva
alla sua, quando, ovviamente, lui non sarà più lì. Qualcosa
che sottrarrebbe risorse ad altre iniziative più immediate ed elettoralmente
paganti (solitamente molto meno utili al benessere futuro della città).
A parte un po' di onestà intellettuale e amore disinteressato per la
città, niente altro.
Quello degli scarichi a mare è un problema tipico di tutta l'Italia,
tanto è vero che il noto comitato locale "Basta Merda in Mare"
è stato contattato tempo fa da un simile comitato calabrese per concordare
una sorta di collaborazione e con la richiesta, addirittura, di poter utilizzare
anche lo stesso nome. La merda in mare insomma, ci finisce continuamente da
Trieste a Taormina.
Oggi ho iniziato parlando di genio e di intuizione, due caratteristiche che,
assieme alla lungimiranza, sono mancate del tutto alla pubblica amministrazione
nella gestione del problema degli scarichi fognari.
Se avessimo intrapreso la strada della separazione della rete fognaria 15 o
20 anni fa avremmo potuto essere una delle grandi aree turistiche ad aver risolto
per prima questo problema, che avrebbe contribuito non poco a far muovere la
città nella direzione prevista lo scorso anno da Cristina Rapisarda Sassoon
(responsabile del centro studi e ricerche del Touring Club) secondo la quale
"Rimini potrebbe essere uno dei posti più belli di tutto il mediterraneo,
ma la qualità del mare prima di tutto".
Domani pomeriggio alle 18, sulla terrazza del Club Nautico, si discuterà
di questo problema durante la presentazione del libro "Scatologia alla
Riminese. Libro bianco: oltre un decennio di scarichi fognari a mare",
promosso dal comitato "Basta Merda in Mare" alla realizzazione del
quale hanno contribuito diversi professionisti della nostra città nonché,
oltre al sottoscritto, altri collaboratori di questo giornale.
Sarà l'occasione per fare il punto di ciò che è stato fatto,
e soprattutto "non fatto" negli ultimi 15 anni, da quando l'allora
sostituto procuratore Roberto Sapio, con tre sole parole, in seguito ad un'inchiesta
della procura durata un anno (1990), tolse l'alibi dell'ignoranza a chiunque
si sarebbe dovuto occupare della soluzione del grave problema degli scarichi
a mare: "ORA TUTTI SAPPIAMO".