La Voce di Romagna, 20 lug 05
di Simone Mariotti
Una decina di giorni fa, appena prima che si scatenasse il
diluvio, avevo regalato a mio nonno una copia del libro realizzato dal comitato
Basta Merda in Mare, "Scatologia alla riminese". Come forse si ricorda
qualche lettore (La Voce, 30/06/04), mio nonno, Ugo Mariotti, classe 1914, fu
uno dei protagonisti dello sviluppo turistico di Rimini a cavallo tra gli anni
cinquanta e sessanta.
Non appena ha letto il testo di copertina (Libro bianco: oltre un decennio di
scarichi fognari a mare), mi ha guardato con aria rassegnata come per dire:
"lascia stare che tanto è una battaglia persa".
Possibile che anche lui fosse stato coinvolto dai disastri del nostro sistema
fognario? Eppure, avendo girato gli alberghi di mezza Italia, aveva lavorato
a Rimini solo fino al '64. E poi la città era molto più piccola,
ci si poteva tuffare nel porto senza il rischio di prendersi l'epatite e sicuramente
anche la portata degli scarichi fognari non poteva essere simile a quella di
oggi. O forse si? Mi sono fatto raccontare un paio di cose e n'è uscito
un quadro molto interessante.
A quel tempo mio nonno era alla direzione dell'Hotel Ambasciatori, da lui inaugurato
nel 1960. Erano anni spumeggianti per la riviera. Gli straieri stavano scoprendo
la città anno dopo anno, la sera ci si intratteneva al Caffè Sombrero
per poi finire all'Embassy, dominatore indiscusso delle nottate rivierasche,
regno, sino alla morte prematura, del grande Fred Buscaglione.
C'era però un problema che affliggeva soprattutto marina centro, e mio
nonno lo conosceva bene perché il naso del suo albergo era lì
a due passi: l'Ausa. O meglio, quello che l'Ausa diventava ad ogni temporale.
Allora il vecchio torrente non era stato ancora interrato e scorreva alla luce
del sole lungo le vecchie mura della città, dove oggi c'è il parco.
Quando pioveva andava in scena lo stesso spettacolo che vediamo ancora oggi:
il fiume si trasformava in una grande, maleodorante fogna a cielo aperto.
Anche i provvedimenti erano analoghi: tutti a riva a spalare la merda in eccesso.
Oggi il compito è svolto dai bagnini e dai mezzi di Hera; negli anni
sessanta la situazione era più artigianale e più lasciata all'iniziativa
individuale. Varie volte mio nonno e il suo amico Adolfo Zonghi, direttore dell'azienda
di soggiorno, si erano trovati ad organizzare all'improvviso squadre di spalatori
da mandare subito al fiume perché un sole uscito troppo in fretta aveva
deciso di guastare la vacanza ai villeggianti. Tutto come oggi insomma.
Certo allora c'erano meno strutture, non c'era il depuratore, la città
usciva dalla guerra e il futuro era tutto da costruire, e magari si era autorizzati
a sperare che in esso vi fossero comprese anche le fogne. Vana speranza! La
scusa per non iniziare mai i lavori in modo serio era infatti, ancora una volta,
identica a quella usata 45 anni dopo: "ci vorranno chissà quanti
anni per sistemare le fogne di tutta la città!"
In seguito all'ultimo nubifragio, in cui è stato dimostrato quello che
il Comitato Basta Merda in Mare ha sempre sostenuto, e cioè che le "vasche
di prima pioggia" sono un inutile palliativo, pagato a caro prezzo, il
presidente di Hera Rimini, Sandro Tiraferri, ha affermato che ci vorranno anni
e molti soldi per risolvere la questione degli scarichi e che disastri come
quello di 10 giorni fa sono destinati a ripetersi. E su questo devo dire che
non ho alcun dubbio.
La situazione è grave e difficile da risolvere, nessuno lo contesta.
E probabilmente, se si iniziasse oggi a fare dei lavori seri, ci vorrebbe una
generazione per portare a termine l'opera.
C'è una cosa però che tutti dovrebbero fare per rendersi conto
della serietà e della reale volontà di affrontare il problema
da parte dei nostri amministratori, e cioè comperare il libro del comitato
(è in vendita alla Libreria Riminese o richiedendolo all'indirizzo info@bastamerdainmare.it)
e scorrere la rassegna stampa riportata nel volume con l'infinita litania dei
proclami dei nostri politici locali.
A pagina 85 si riporta un articolo uscito nel 1994 dal titolo "EMERGENZA
FOGNE: UN FUTURO A RISCHIO. Il comune punta su grandi vasche di contenimento
da realizzare a mare. E intanto si tampona". Nel '95 si annunciava la realizzazione
per fine anno della vasca di prima pioggia di Piazza Kennedy, quella che sarebbe
stata pronta nel 2005 (!), ed abbiamo visto con che magri risultati.
E ancora a pag. 86 "Gli scarichi a mare puliti entro il 2000" (1998);
pag. 87 "Dopo l'estate vasche di prima pioggia" (gen. 1999); pag.
88 "Vasche di prima pioggia. Lavori entro il 2000" (dic. 1999); pag.
88 "Ancora tre anni per le fogne" (mag. 2000); pag. 90 "Vasche
di prima pioggia nel 2002" (ago. 2001); pag. 92 "Le fogne nuove entro
l'anno" (set. 2002); pag. 93 "Ventuno milioni di euro per il restyling
delle fogne" (lug. 2003). Fino al paradosso del 2004, pag. 112 "Scarichi
a mare fuorilegge. Comune multato dalla Provincia per le fogne" (ago. 2004).
A pagina 50 in un articolo del 1992, i bagnini raccontano dei soliti problemi
di escrementi, pannolini e preservativi scaricati sulla spiaggia. E la lista
potrebbe continuare a lungo.
Oggi si continua a dire che adeguare la rete fognaria è un lavoro lungo
e impossibile, ma intanto si sprecano 50 milioni di euro e dieci anni di progettazione
e lavori per delle soluzioni tampone, mentre si continua a costruire senza sosta,
e senza ritegno.
Vista la qualità della nostra amministrazione, temo che un giorno mi
vedrò costretto a spiegare ad un mio futuro nipotino, durante un giorno
di pioggia, perché per due giorni non potrà andare a giocare sulla
spiaggia, e dovrò pure raccontargli come anche il suo trisnonno si trovava
nella sua stessa, antipatica condizione.