La Voce di Romagna, 15 nov 06
di Simone Mariotti
La settimana scorsa sono andato anch'io all'incontro organizzato
dall'associazione "La cosa giusta" all'hotel Ramada. Si è discusso,
come noto, del problema degli scarichi fognari a mare. Durante la serata, il
direttore di Hera, ing. Minarelli, si è distinto affermando in modo chiaro
tre postulati:
1) Bloccare lo sviluppo edilizio (che eviterebbe un ulteriore aggravio sulle
fogne esistenti) non si può, perché ne soffrirebbe troppo l'economia
nel suo complesso.
2) Le fogne miste a Rimini sono 439 km e separarle è impossibile, lo
dicono "le migliori intelligenze del mondo". Allora saranno spesi
132 milioni di euro per continuare a scaricare, un po' meno, ma sempre in mare.
3) Quindi, visto che si deve continuare a costruire, e che si deve scaricare,
si farà un tubo che porterà la merda a 500 metri dalla costa,
così non la si vede.
Perché poi ci si ostini a voler sprecare l'acqua, gettando in mare anche
quella depurata invece che utilizzarla per l'irrigazione, resta un mistero che
forse ci risolverà in futuro l'assessore Zanzini, pieno di buona volontà,
ma che durante la serata ha candidamente ammesso che fino all'anno scorso non
conosceva le dimensioni del problema degli scarichi.
Ma torniamo ai postulati di Minarelli.
Il primo punto è quello su cui si fonda un po' tutta la questione, anche
dal punto di vista del giro di interessi economici legati al territorio, che
ad Hera non possono restare indifferenti. L'immobiliare: il motore dello sviluppo!
Guardando al passato, si potrebbe, in parte, anche concordare. Già, guardando
al passato, come sempre.
Il fatto è che lo sviluppo dei paesi occidentali negli ultimi due secoli
è stato guidato da diverse locomotive: acciaio nelle prime fasi dello
sviluppo (non a caso oggi controllato dai paesi emergenti, vedi l'indiano Mittal),
poi l'energia, i trasporti e l'immobiliare. Quest'ultimo di recente ha dato
un grosso stimolo all'economia americana, ma non a quella tedesca o giapponese,
per esempio, per non parlare di India, Cina la cui crescita non è cero
legata al mattone.
Se poi guardiamo al nostro piccolo, che è quello che ci interessa, da
anni l'edilizia è un freno alla crescita più che uno stimolo.
E quando dico freno, non dico che costruire o vendere case non sia redditizio.
Lo è, ma non per la collettività, paralizzata da un fossilizzarsi
dei capitali nel cemento e dalla conseguente malattia della rendita con tutte
la sue aggravanti. Oltre che dalla distruzione del territorio.
Ben venga un forte freno all'edilizia, una concentrazione delle attività
edili sulla ristrutturazione dell'esistente, meglio se accompagnata da una lotta
serrata agli affitti in nero e ad una fortissima penalizzazione fiscale delle
case sfitte. Molti appartamenti tornerebbero sul mercato, idem per gli uffici,
e si potrebbe iniziare a riqualificare la città, anche dal sottosuolo.
Non è roba che si fa in 2 anni lo so bene ma, e qui veniamo agli altri
due punti: se non si inizia non si finirà mai.
Quando Minarelli (e con lui "le migliori intelligenze del mondo")
dice che le fogne a Rimini è impossibile separarle, si dimentica di aggiungere
"in 5 anni", il periodo di un mandato elettorale, o da amministratore
aziendale. Ma chi chiede di eseguire i lavori, costosissimi, in 5 anni?
Mia sorella ha appena dato alla luce una bellissima bimba, Livia. Bene, sarei
personalmente contento se un giorno Livia potesse portare al mare i suoi figli
senza rischiare di vederli tornare all'ombrellone con un preservativo in una
mano e dei liquami nel secchiello. E sono sicuro che avrebbe attorno a se molti
più turisti di oggi, disposti anche a spendere di più.
Come in fatto di pensioni, quindi, è fondamentale capire che se non si
vogliono avere disastri tra 30 anni bisogna iniziare a sacrificarsi oggi.
Sappiamo che una parte del sistema fognario potrebbe benissimo essere lasciato
misto, se fosse meno appesantito. Quindi se ci ponessimo come obiettivo quello
di separate almeno la metà dell'attuale rete nei prossimi 30 anni, potenziando
le vasche di prima pioggia e il depuratore, e riutilizzando le acque reflue
per l'irrigazione, si inizierebbe un percorso virtuoso per giungere, tra trenta
anni, alla risoluzione del problema, che andrebbe lentamente diminuendo di gravità.
Questo vorrebbe dire separare meno di 7 km di fognature l'anno. Non mi si dica
ora che si tratta di uno sforzo insostenibile! Potremmo fare anche il doppio,
se ci fosse la volontà.
In quest'ottica si può anche accettare la logica del tubo, ma solo dopo
qualche anno dall'avvio serio di un piano di separazione e potenziamento del
sistema. Farlo prima sarebbe solo una scusa per togliere quei pochi freni che
ancora ci sono ad un ulteriore sviluppo edilizio sconsiderato, che darebbe il
definitivo colpo di grazia a questa città.
Mi spiace ing. Minarelli, ma l'altra sera non mi ha proprio convinto per nulla.