La Voce di Romagna, 20 lug 07
di Cristina Marabini
Che l'Italia sia uno dei più bei paesi del mondo nessuno
avrebbe il coraggio di negarlo, così come sarebbe difficile smentire
l'innata comicità, a volte un po' burlona, di chi la abita, quel modo
vagamente approssimativo con cui spesso si affrontano i problemi.
Dev'essere per questo che da giorni sventolano, sui pennoni delle nostre spiagge,
le famose "bandiere blu", vessilli di merito. O di ambiguità?
Cerimonie, battimani, notizie sulla stampa, chi più ne ha più
ne metta, e turisti soddisfatti, si presume, di essere ospiti di un luogo turistico,
la cui qualità è certificata da un'associazione così autorevole
quale la FEE.
Ma penso che in pochi sappiano come le località balneari vengono insignite
di questo "prestigioso" riconoscimento.
Prima di tutto è bene sapere cos'è la FEE, "Fundation for
Environmental Education", un'organizzazione ambientale privata, con diramazioni
in ogni nazione dell'Unione europea, che si occupa dell'educazione ambientale,
assegnando le bandiere blu per due meriti: la bandiera blu delle spiagge certifica
la qualità delle acque di balneazione e dei lidi, mentre la bandiera
blu degli approdi turistici assicura la pulizia delle acque adiacenti ai porti
e l'assenza di scarichi fognari.
Per fare tutto questo, la FEE stabilisce una procedura, consultabile anche su
www.feeitalia.org, che i comuni, candidatisi all'acquisizione delle bandiere,
devono seguire.
Direttamente dal sito è possibile scaricare un questionario, al quale
dare risposte su tematiche che vanno dalla depurazione delle acque all'ambiente
e educazione, dalla qualità delle acque di balneazione alla raccolta
differenziata dei rifiuti, alle notizie di carattere generale, e altro.
L'importante è che il questionario venga poi riconsegnato nei tempi stabiliti
e con la documentazione allegata, che sarà valutata da apposite commissioni.
E qui comincia la fase dell'ilarità, perché da ciò che
s'intende dalla loro "procedura operativa" le suddette commissioni
hanno esclusivamente il compito di esaminare il materiale inviato e null'altro,
cioè nessuno arriva poi a controllare se ciò che è stato
dichiarato dai comuni sia veritiero o no (se sbaglio, e spero di sbagliarmi,
qualcuno, per carità, mi smentisca).
Allora non è che qui si voglia raccontare di amministrazioni mendaci,
ma sarebbe mai possibile che chi si candida a ottenere un riconoscimento invii
poi dei dati che osteggiano il riconoscimento stesso? La zappa sui piedi di
solito fa molto male.
Inevitabile quindi chiedersi a quale periodo, luogo, stagione appartengano i
dati che riguardano le acque di balneazione, perché è difficile
credere che nella campionatura sia stata inserita, tanto per citare, una provetta,
o altro, del mare in cui arriva quel bell'esempio di pulizia che è la
fogna a cielo aperto di Piazzale Kennedy!
Né si sarà aspettata la quiete dopo la tempesta o, più
semplicemente, ciò che succede dopo un temporale, quando le fognature
vanno in crisi e sulla cresta dell'onda galleggia di tutto un po' (meglio non
scrivere cosa).
Non è un caso che agli inizi di luglio Goletta verde di Legambiente dichiarasse
che la nostra è una situazione "da tenere d'occhio", sottolineando
come le acque di balneazione riminesi siano "stressate da un carico antropico
e turistico eccezionale" e da una depurazione che non lavora al 100%, rimandandoci
quindi, come uno scolaro indisciplinato, "a settembre".
Ma forse, poiché ogni sezione del questionario ha un punteggio, la nostra
città ha ottenuto l'idoneità, risultato della somma di tutti i
punteggi, per ambiente e educazione o per le iniziative ambientali. Difficile
sia stato per un altro argomento caldo, la raccolta differenziata, visto che,
sempre quest'anno, la Regione Emilia Romagna, restituendole il piano, ha sollecitato
la nostra Provincia ad attenersi agli obiettivi previsti per la raccolta differenziata,
deliberati dal D.L. 152/2006 e dalla Legge 286/2006, che al comma 1108 fissa
le percentuali minime di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, determinando
per dicembre 2007 una percentuale di almeno il 40%.
Ho cercato meticolosamente e con scrupolo di navigato investigatore fra articoli,
siti di provincia e comune, sperando di trovare un prospetto con dati, punteggi
tematica per tematica, punteggio finale (ché mica è sempre uguale
per tutte le bandiere blu). Niente da fare, la trasparenza non è dei
nostri.
Eppure sarebbe educato e morale che ci facessero sapere di che stoffa, pigmento
e natura è strutturato quel pezzo di blu, che i nostri bagnini sono stati
obbligati ad issare, convinti o no che fosse opportuno e onesto farlo.
Anche perché, in tempi non sospetti, C. Baudelaire già vedeva
lontano e scriveva "Uomo libero sempre avrai caro il mare".