La Voce di Romagna, 17 ottobre 2007
di Simone Mariotti
Io sono un ambientalista. Uno che ama stare in mezzo alle cose
vive, ed anche una città piena di cemento può rientrare in questa
categoria. Rimini è un città che non è ambientalista, ma
nella quale è stimolante essere ambientalisti.
Il bello di essere tali è che nessuno ha ancora codificato cosa voglia
dire esserlo sino in fondo. Addirittura, in un mio vecchio Zingarelli di 25
anni fa la voce "ambientalista" non era proprio presente. Allora si
può approfittare per riempire un po' il vuoto, in stile Wikipedia, l'enciclopedia
virtuale dove ognuno dà il suo contributo al sapere.
Ambientalismo è fiducia.
Anche se molti (non ambientalisti) credono sia vero il contrario, se hai paura
del futuro allora non sei certamente un ambientalista, e non sei quindi spinto
a comportarti come tale. Se temi il futuro vuoi vivere al massimo oggi, non
vuoi porti troppe questioni fastidiose sulla sostenibilità delle azioni
umane, e certamente tendi a prendere per buone (e forse buone lo sono davvero,
non sono qui a negarlo) le 10 teorie su 10.000 che dicono che l'uomo può
fare quello che vuole tanto non è lui che decide le sorti del pianeta.
Ma la motivazione di fondo resta: fifa uguale non ambientalismo indotto.
Ambientalismo è cultura.
Ridurre culturalmente il consumo di carne sarebbe più utile di tante
ridicole piste ciclabili o di tante baggianate proposte dai Verdi (una piaga
per l'ambientalismo), e riutilizzare le acque reflue dei depuratori è
più utile che costruire canali mangiasoldi per spostare l'acqua del Po.
E dare il Nobel par la pace ad un ambientalista è una scelta saggia,
e di grande cultura. Sulla persona di Al Gore non esprimo un giudizio, perché
non ho sufficienti elementi per farlo. Ma la cosa eccellente è che ancora
una volta (era successo anche tre anni fa) il premio per la pace è andato
a chi solleva questioni legate all'ambiente. Forse, a prima vista, si potrebbero
individuare questioni più impellenti legate alla pace. Ma chi lo pensa,
in fondo, forse non è un ambientalista o è un ambientalista molto
vecchio. Perchè tutte le più grandi minacce che incombono sulla
pace globale sono legate all'ambiente e alle sue mutazioni. Mutazioni che, siano
o no dovute all'uomo (non è questo il problema, ed è qui che il
non ambientalista sbaglia), ci sono, e ci saranno, e rischiano di provocare
migrazioni disastrose, guerre di accaparramento, estinzioni e cancellazioni
di specie. Tutte cose sempre avvenute negli ultimi milioni di anni, con la differenza
lieve che oggi ci sono più di sei miliardi (domani 9) di persone che
si spartiscono questo orticello.
Ecco cosa vuol anche dire essere ambientalista. Avere voglia di futuro, e avere
voglia di fare qualcosa prima che un branco di fifoni distruggano la possibilità
di migliorare il mondo senza pensarci troppo. Se poi essere ambientalista non
servirà, pazienza, non è che costi questa gran fatica. Ma provarci
è bello, come scrivere una lettera d'amore.
Poi, nel suo piccolo (o infimo), c'è anche chi decide di dare un contributo
tutto suo alla causa. C'è allora chi decide, per esempio, che per fare
un'"ecologissima" pista ciclabile è opportuno tagliare un centinaio
di alberi. Ma oggi non c'è più tempo per questo: di coglioni parleremo
un'altra volta.
Tutti gli altri, ambientalisti o no, possono invece recarsi sabato mattina alle
9,15 all'Hotel Ramada in Viale Vespucci 71 a Rimini, per il convegno organizzato
dall'Associazione Basta Merda in Mare dal titolo: "Il mare non è
una fogna blu".