La Voce di Romagna, 14 novembre 2007
di Simone Mariotti
Tempo fa non resistetti a comperare una nuova edizione di un
piccolo libretto tutto sommato inutile e di poca importanza, ma nella libreria
di Mirko si compra piacevolmente di tutto. Lo acquistai solo perché i
traduttori italiani l'avevano intitolato furbescamente "Elogio della bicicletta"
anche se scoprii poi che alla bici in realtà erano dedicate un paio di
pagine scarse.
E' che ho sempre adorato la bicicletta. Ne sono stato un utilizzatore assiduo,
un innamorato cronico, sincero, sin degli albori della mia vita. Non ho mai
avuto un motorino. Non ne ho mai sentito la mancanza da ragazzino, non ho mai
avuto lo stimolo di acquistarne uno oggi, un'epoca in cui i prezzi, a volte,
sono inferiori a quelli di alcune bici.
Eccomi, un fanatico puro delle due ruote; ed è una malattia di famiglia,
materializzata in un garage della casa di mio padre pieno di cicli, vecchi,
nuovi, colorati, da corsa, mountain bike, tutti da offrire a ogni nostro ospite
in vacanza a Rimini (riusciamo a "biciclettare" almeno altre quattro
persone, oltre ai familiari).
Un amore puro, finalizzato però solo allo spostamento libero da carburanti
e da regole stradali (sempre attentamente e scrupolosamente infrante, come tutti
i ciclisti hanno il sacrosanto diritto di fare) e mai, quindi, sono stato un
fanatico del ciclismo agonistico, mai incuriosito troppo dalle tappe in cui
da sempre un gruppo di drogati suda prima di essere portato in un letto di ospedale
a "rifocillarsi".
Ed ancora, è bellissimo vedere una ragazza in bici, molto più
sensuale, femminile ed affascinante, e al tempo stesso più tosta e intrigante,
rispetto a le altre, a quelle che riescono sprigionare il loro femmineo vigore
solo girando la chiave di uno scooter.
Confesso che ultimamente, dopo anni di pedale, mi sono convertito alla passeggiata.
E quello pedonale è un universo forse ancora più aulico, che permette
anche una leggerezza del pensiero, certamente superiore per misticismo alla
pedalata, ma che non sempre è praticabile. Ma gli sguardi d'intesa con
le camere d'aria restano focosi.
Detto tutto questo c'è una contraddizione pazzesca con la bellezza sublime
delle biciclette e la bestialità delle misere proposte politiche di chi
si pone alla testa degli amanti delle due ruote.
Una delle cose che più mi irrita, da ciclista, è vedere la città
mutilata e deformata da quello stupido contentino per ambientalisti fessi che
sono le piste ciclabili, diventate una merce di scambio di ottima qualità
per zittire il ciclista fesso, repetita iuvant. Cioè, io amministratore
ti massacro la città ben bene e ti cementifico ogni angolo, però
ti schiaffo qua e là delle piste ciclabili più o meno ridicole,
come quella di via XX Settembre o quella ancora più risibile appena sfornata
dalle parti di Via Madonna della Scala, che da Via Matteotti si incunea in aree
residenziali pochissimo trafficate dalle auto, dove l'ultima cosa che serviva
era un ciclabile, solamente dannosa perché ha ristretto ancora di più
i già pochi parcheggi della zona.
La ciclabile, insomma, a Rimini e probabilmente anche altrove, è diventata
una specie di bandierina "verde" da piantare senza alcun criterio
dove capita che i nostri amministratori concedono ai loro burattini e leccapiedi.
Sono ciclista da sempre e da sempre delle piste ciclabili non mi è mai
importano nulla. Non è così che si risolvono i problemi quando
oramai hai costruito così tanto che di spazio per le ciclabili non ce
n'è più. Le strade che ci sono andrebbero benissimo se fossero
ben tenute e con meno auto in giro.
Ma ancora una volta, se aspettiamo che sia il popolo ad auto-ridursi l'uso dell'auto,
continueremo ad avere piste ciclabili vuote, e strade ancora più affollate.
L'uso dell'auto va bloccato o ridotto a forza, se si vuole che le strade tornino
ad essere regno delle bici e mezzi pubblici, come sta avvenendo in grandi città
europee dove si stanno sviluppando sempre più le unioni tra tram o bus
e bici comunali. Ma a Rimini tutto questo non serve. Rimini non è né
Parigi né Barcellona. Basterebbe il solito buon senso: qualche parcheggio
in più, aree a traffico limitato ben più vaste ed allo stesso
tempo qualche ciclabile inutile in meno.