Uno spettro si aggira per la città: il Piano Strategico - lug 08
Data: Giovedì, 11 dicembre @ 14:56:13 CET

La Voce di Romagna, 23 luglio 2008

di Simone Mariotti

La settimana scorsa è stata presentata al Forum del Piano Strategico la piattaforma con le linee guida su cui far procedere il lavoro di analisi successivo.
Avendo avuto qualche giorno per riflettere sull'assai articolata struttura presentata ("La ruota dei desideri"), rileggendo la vision proposta, gli "assi strategici" e gli "obiettivi", avevo una sensazione come di chi sta leggendo un libro, ma gli mancano i primi capitoli. Cioè, ancora una volta credo che, in buona fede sicuramente, ci si sia fatti distrarre dai contenuti, più che dai contenitori, che sono forse la cosa su cui bisognerebbe focalizzarsi principalmente in un piano a scadenza ventennale.
Per esempio, sulla cultura si deve necessariamente ragionare a breve per i contenuti e a lungo per le strutture. Il piano deve ristrutturare la città anche in questa chiave, pensando anche a spazi permanenti che la contengano (dal teatro ad una grande area mostre - in riva al mare, nelle colonie? Un centro Pompidou riminese, qualcuno diceva?). Idem come per la creatività imprenditoriale che non la si stabilisce con una delibera.
Mi sembra tuttavia, che ancora qui si ragioni più che altro sui contenuti. E in questa logica sbagliata ci sta anche la richiesta di valutare i project in parallelo all'elaborazione del piano, cercando di far coincidere tutto un po' a forza.
Il presidente della Confindustria locale, Focchi, all'ultima riunione è intervenuto più volte, in modo costruttivo. Credo di non dire qualcosa di troppo diverso anche dal suo pensiero, se vedo il Piano come uno strumento per stabilire finalmente un'organizzazione stabile, e diversa della città rispetto a quanto è stato fatto sino ad oggi. Un piano che assegni a certe aree certe competenze più specifiche e servizi adeguati: per l'industria in alcune, per il turismo in altre, e così per la cultura, i servizi, ecc. E allo stesso tempo pensare ad un modo diverso di vedere la città, per esempio nel rapporto tra il centro storico ed il mare. Poi però, saranno gli imprenditori, turistici e industriali, a dover fare innovazione e ad essere creativi, a riempire cioè quegli spazi. Ma leggendo la suddivisione della nostra Ruota dei Desideri, pare che una discreta porzione degli argomenti messi in cantiere riguardi l'arredamento più che la struttura della futura casa riminese.
E all'interno di uno stesso Obiettivo (sono ben 9, un po' troppi forse, per non rischiare di perdersi in mille rivoli e discussioni condominiali) spesso si trovano cose strutturali importanti, come il ripensamento della relazione centro-mare, che da solo basterebbe per una discussine lunga e faticosa, appesantiti con fronzoli come le "nuove tecnologie per valorizzare la storia".
In un altro si mischiano la bellezza (concetto assai notevole da far discutere ad un gruppo di lavoro in 4 riunioni!), i prodotti tipici e nientemeno che l'ottimizzazione del regime idrico.
"Più valore al tempo", "Città dal ritmo lento", "Destinazione turistica amichevole e leggera", "Destinazione turistica Unica", sono alcuni dei punti dell'Obiettivo strategico "Destinazione del turistica del benessere", che però prevede anche "Effervescente, Cosmopolita, Naturale".
Sembrano un po' frasi pensate con il cuore durante un sogno più che ad occhi aperti. E a fare i maliziosi si potrebbe dire che mentre si discute di come far divenire Rimini una città dal ritmo lento, ma effervescente, si evita di trattare altri argomenti meno piacevoli e più spinosi. Il Comitato Scientifico è composto da persone di tutto rispetto, che sicuramente hanno un approccio più libero rispetto a chi vive la città 365 giorni l'anno. Però tra una vision e l'altra bisognerebbe anche prendere atto di alcune realtà, e dettando le linee guida di un piano ventennale di una località turistica, lascia francamente qualche perplessità che su tre "assi strategici", nove "obiettivi strategici", suddivisi a loro volta in 47 "punti di interesse" che dovranno indirizzare le azioni progettuali (la dialettica di questo piano è impegnativa!), neanche una volta appaia la parola "fogna". Oppure devo intendere questa assenza in positivo? Cioè, il problema è talmente grosso che sarebbe stato superfluo sottolinearlo. Ogni obiettivo quindi dovrà fare i conti con la riqualificazione del sistema fognario, che riguarda ogni metro quadrato della città, prima di essere approvato.
Ci sono poi tante duplicazioni all'interno degli obiettivi, troppe. E data la mole di carne messa al fuoco, se si vuole cuocere qualcosa di più di un piccolo spiedino, un po' di pulizia sarebbe bene farla.
Altrimenti ogni componente del forum interpreterà a suo modo le generalizzazioni e tutti faranno lobby solo sul proprio interesse, impegnati a farlo emergere perdendo la vision generale. Un lavoro che dovrebbe essere fatto a monte, e non credo sia stato fatto, perché se si vuole far funzionare il Piano sul serio in un territorio come il nostro, piccolo e già affollato, si deve anche avere il coraggio di limitare l'analisi e mettere dei paletti (le fogne sono uno di questi). Altrimenti il tutto resterà come uno spettro che si aggira per la città: spaventerà qualcuno ma, come il comunismo, è destinato a fallire.









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