La Voce di Romagna, 23 luglio 2008
di Simone Mariotti
La settimana scorsa è stata presentata al Forum del
Piano Strategico la piattaforma con le linee guida su cui far procedere il lavoro
di analisi successivo.
Avendo avuto qualche giorno per riflettere sull'assai articolata struttura presentata
("La ruota dei desideri"), rileggendo la vision proposta, gli "assi
strategici" e gli "obiettivi", avevo una sensazione come di chi
sta leggendo un libro, ma gli mancano i primi capitoli. Cioè, ancora
una volta credo che, in buona fede sicuramente, ci si sia fatti distrarre dai
contenuti, più che dai contenitori, che sono forse la cosa su cui bisognerebbe
focalizzarsi principalmente in un piano a scadenza ventennale.
Per esempio, sulla cultura si deve necessariamente ragionare a breve per i contenuti
e a lungo per le strutture. Il piano deve ristrutturare la città anche
in questa chiave, pensando anche a spazi permanenti che la contengano (dal teatro
ad una grande area mostre - in riva al mare, nelle colonie? Un centro Pompidou
riminese, qualcuno diceva?). Idem come per la creatività imprenditoriale
che non la si stabilisce con una delibera.
Mi sembra tuttavia, che ancora qui si ragioni più che altro sui contenuti.
E in questa logica sbagliata ci sta anche la richiesta di valutare i project
in parallelo all'elaborazione del piano, cercando di far coincidere tutto un
po' a forza.
Il presidente della Confindustria locale, Focchi, all'ultima riunione è
intervenuto più volte, in modo costruttivo. Credo di non dire qualcosa
di troppo diverso anche dal suo pensiero, se vedo il Piano come uno strumento
per stabilire finalmente un'organizzazione stabile, e diversa della città
rispetto a quanto è stato fatto sino ad oggi. Un piano che assegni a
certe aree certe competenze più specifiche e servizi adeguati: per l'industria
in alcune, per il turismo in altre, e così per la cultura, i servizi,
ecc. E allo stesso tempo pensare ad un modo diverso di vedere la città,
per esempio nel rapporto tra il centro storico ed il mare. Poi però,
saranno gli imprenditori, turistici e industriali, a dover fare innovazione
e ad essere creativi, a riempire cioè quegli spazi. Ma leggendo la suddivisione
della nostra Ruota dei Desideri, pare che una discreta porzione degli argomenti
messi in cantiere riguardi l'arredamento più che la struttura della futura
casa riminese.
E all'interno di uno stesso Obiettivo (sono ben 9, un po' troppi forse, per
non rischiare di perdersi in mille rivoli e discussioni condominiali) spesso
si trovano cose strutturali importanti, come il ripensamento della relazione
centro-mare, che da solo basterebbe per una discussine lunga e faticosa, appesantiti
con fronzoli come le "nuove tecnologie per valorizzare la storia".
In un altro si mischiano la bellezza (concetto assai notevole da far discutere
ad un gruppo di lavoro in 4 riunioni!), i prodotti tipici e nientemeno che l'ottimizzazione
del regime idrico.
"Più valore al tempo", "Città dal ritmo lento",
"Destinazione turistica amichevole e leggera", "Destinazione
turistica Unica", sono alcuni dei punti dell'Obiettivo strategico "Destinazione
del turistica del benessere", che però prevede anche "Effervescente,
Cosmopolita, Naturale".
Sembrano un po' frasi pensate con il cuore durante un sogno più che ad
occhi aperti. E a fare i maliziosi si potrebbe dire che mentre si discute di
come far divenire Rimini una città dal ritmo lento, ma effervescente,
si evita di trattare altri argomenti meno piacevoli e più spinosi. Il
Comitato Scientifico è composto da persone di tutto rispetto, che sicuramente
hanno un approccio più libero rispetto a chi vive la città 365
giorni l'anno. Però tra una vision e l'altra bisognerebbe anche prendere
atto di alcune realtà, e dettando le linee guida di un piano ventennale
di una località turistica, lascia francamente qualche perplessità
che su tre "assi strategici", nove "obiettivi strategici",
suddivisi a loro volta in 47 "punti di interesse" che dovranno indirizzare
le azioni progettuali (la dialettica di questo piano è impegnativa!),
neanche una volta appaia la parola "fogna". Oppure devo intendere
questa assenza in positivo? Cioè, il problema è talmente grosso
che sarebbe stato superfluo sottolinearlo. Ogni obiettivo quindi dovrà
fare i conti con la riqualificazione del sistema fognario, che riguarda ogni
metro quadrato della città, prima di essere approvato.
Ci sono poi tante duplicazioni all'interno degli obiettivi, troppe. E data la
mole di carne messa al fuoco, se si vuole cuocere qualcosa di più di
un piccolo spiedino, un po' di pulizia sarebbe bene farla.
Altrimenti ogni componente del forum interpreterà a suo modo le generalizzazioni
e tutti faranno lobby solo sul proprio interesse, impegnati a farlo emergere
perdendo la vision generale. Un lavoro che dovrebbe essere fatto a monte, e
non credo sia stato fatto, perché se si vuole far funzionare il Piano
sul serio in un territorio come il nostro, piccolo e già affollato, si
deve anche avere il coraggio di limitare l'analisi e mettere dei paletti (le
fogne sono uno di questi). Altrimenti il tutto resterà come uno spettro
che si aggira per la città: spaventerà qualcuno ma, come il comunismo,
è destinato a fallire.