Pubblicato il 4 gennaio 2009 su La Voce di Romagna
di Sergio Giordano
Coinvolto in prima persona, tramite la mia associazione Basta Merda in Mare,
nel Piano Strategico Territoriale(PST), ho ascoltato gli interventi dei numerosi
"Saggi" del PST, che ci informavano sulla riminesità, sul
senso di appartenenza a questa comunità ,sulle nostre grandi capacità
di accoglienza.... e così anche un "merdaiolo" come me ,alla
fine, è rimasto colpito da tanta saggezza!
Infatti ,terminato il pranzo di Natale ,a base di superlativi cappelletti
,gustati insieme ai parenti,da perfetto "saggio"ho evitato la solita
tombola post-prandiale ,preferendo ricordare ,con loro , le nostre radici
riminesi ,con l'aiuto di tante vecchie foto di nonni,bisnonni,genitori,zii.....
Visionando queste immagini scolorite,spesso centenarie ,indipendentemente
dall'attimo fuggente dei personaggi immortalati, ciò che coralmente
evidenziavamo era l'osservazione di un medesimo "sfondo", immutato
nel tempo.
Anche se scattate in tempi diversi, avvertivamo il trascorrere degli anni
solo dal mutare degli abiti ,degli arredi e mentre ci sforzavamo nel riconoscere
i volti delle persone il Ponte di Tiberio,la Piazza Cavour,il Corso d'Augusto,il
Porticato di Piazza Tre Martiri,la facciata del Cinema Fulgor e naturalmente
il grande Faro non necessitavano di spiegazioni .
Davanti all'obiettivo sconosciuti nonni in posa militare,zii vitelloni,ospiti
con enormi pigiami da spiaggia o con costumi da bagno , di vera lana mentre
alle loro spalle,senza fatica, riconoscevamo il Grand Hotel (il Kursal no!),la
fontana dei 4 Cavalli........ o l'"azzurra visione di San Marino".
Una visione,quella collinare, che ha entusiasmato diverse generazioni di riminesi
che specialmente dal punto estremo della Palata,come provetti naviganti,tra
una patacata e una occhiata alla bicicletta o al proprio cane si sentono padroni
tra padroni di quel panorama.
In qualunque stagione e con qualunque tempo amo arrivare sulla Palata,toccarla,
per poi ritornare verso casa ,scrutando l'orizzonte , godendo la molteplicità
dei tramonti ,chiamando per nome le nostre colline,scrutando la gola dell'
"uomo che dorme" e venerare la Carpegna che , quando è innevata
,rappresenta una Marmolada domestica.
Ecco quindi che lo"sfondo familiare" di tante foto che ,gelosamente,
tutti noi, nelle nostre case, custodiamo come reliquia o come un ottimo vino,
ci permette di riconoscere le nostre radici , ci fa sognare il passato e a
volte immaginare il futuro della nostra città.
Per questi motivi ,oggi, 1° Gennaio 2009,dopo aver doppiato, come sempre,
il piccolo faro del molo di levante,avrei voluto essere in compagnia , di
uno dei Saggi, l'amico Ferruccio Farina, esperto del passato riminese, per
chiedergli se avvertiva la mia medesima incazzatura ,perchè derubati,ancora
una volta, di una parte della nostra storia.
Infatti non è solo sparito il colle di Covignano ma anche l'azzurra
visione di San Marino per merito di un "ecomostro" che lentamente
si è materializzato nell'indifferenza più totale.
Non critico nè il costruttore nè il progettista ma solo gli
amministratori ,che con la nostra delega, hanno permesso che venisse alterata
una porzione di panorama lungo una delle più belle passeggiate marinare
che Rimini ha sempre offerto ai cittadini e ai suoi ospiti.
Auguri!