La Voce di Romagna, 28 gennaio 2009
di Simone Mariotti
Cinque mesi fa, prima che i "giochi strategici" sul
futuro di Rimini entrassero nel vivo, mi chiedevo se quello che aleggiava sulla
città fosse solo il fantasma di un futuro morto perchè già
scritto da altri, o se invece il Piano Strategico potesse acquisire in corso
d'opera quella credibilità di serio tentativo progettuale che in fase
di preparazione gli mancava.
Gli mancava per la sovrabbondante messe di temi, azioni, suggestioni (parola
assai amata dal Coordinatore Ermeti) e fronzoli vari che ancora lo appesantiscono,
e che sono destinati, nonostante il lavoro svolto con onesto impegno da molti,
a produrre poco più che giocose fantasie.
Ben presto si è capito che le questioni chiave erano le solite due o
tre, e non a caso il dibattito che a dicembre è sorto sulla stampa attorno
ai lavori del Piano (successivo al primo giro di confronti tra i gruppi) ha
riguardato praticamente solo le infrastrutture, in particolare la viabilità,
ma soprattutto le fogne.
Non per un'ossessione su quella che oramai è riconosciuta da quasi tutti
coloro che vivono al di fuori di Palazzo Garampi come la criticità cittadina
numero uno, ma che la riqualificazione di tutta la rete idrica della città
dovesse rappresentare, anche per lunghezza e impegno finanziario dell'opera,
almeno uno dei tre assi portanti e strategici è fortunatamente apparso
già da agosto come un'ovvietà. Tuttavia, relegata all'interno
di una delle tante e ridondanti "azioni", l'idea della necessità
di mettere mano al sistema fognario ha presto contaminato buona parte degli
altri gruppi di lavoro. E a ricordare la gravità della situazione è
arrivato puntuale anche il maltempo di agosto che ha scatenato i soliti fiumi
di liquami sulla spiaggia con un nutrito seguito di polemiche.
Ci siamo, insomma, in questa settimana si chiude il secondo ciclo di incontri
e domani ci sarà quello fondamentale sulle reti e le infrastrutture.
Poi arriverà un nuovo contributo da parte del comitato scientifico che
dovrà tiare un po' le fila del lavoro svolto. C'è da augurarsi
che i quattro professori trovino la forza di sovvertire la noia che per ora
impera sui lavori, e riescano a dare corpo a quei proclami nobili, ma ancora
generici, contenuti nel loro Documento del 19 novembre scorso, in cui scrissero
che:
"Se da un lato occorre ammettere che la strumentazione urbanistica, anche
laddove applicata con rigore, non ha garantito né il controllo del consumo
del territorio né quello della rendita immobiliare, senza peraltro produrre
gli attesi effetti di qualità urbana e di vivibilità ambientale,
dall'altro è oramai comprovato che la stessa strumentazione, non è
sufficiente a guidare processi di sviluppo socio economico imposti oggi dalle
trasformazioni in atto".
Alla luce di queste parole e intenzioni assolutamente condivisibili, come il
Piano Strategico possa riuscire a trovare spazi adeguati di manovra avendo ai
polsi le manette del Piano Strutturale già approvato, resta un curioso
mistero che speriamo sia presto svelato.
Come detto altre volte, nutro un forte pessimismo circa il successo del Piano,
almeno così com'è stato pensato. Ma alcune cose buone credo sia
in grado di produrle. Voler ripensare oggi la struttura di Rimini, oramai così
affollata, cementificata e ingessata, con oltretutto progetti galattici in corso
d'opera (buoni o cattivi che siano) che vanno a ridisegnare così profondamente
la zona mare (dall'orribile ecomostro alla darsena al progetto Murri), e tutti
al di fuori di ogni considerazione "strategica", fa sorridere. Ma
è ancora possibile che una parola forte arrivi, specialmente se i membri
del comitato scientifico dimostreranno di essere dei veri rivoluzionari.
Passate queste settimane, dove il potere delle lobby si farà sentire
all'interno del Forum, dal quale quindi ci attendiamo ben poco di rivoluzionario,
perché ognuno punterà a mantenere e sviluppare le proprie rendite
e i propri interessi, la Prof Bottino e gli altri dovranno decidere se vorranno
essere ricordati come coloro che posero la prima pietra pesante per la rinascita
della città, vincolando lo sviluppo futuro (qualunque esso sarà)
a una cosa così oscena, meravigliosa e vitale come la pulizia definitiva
dell'intestino di Rimini (che non può restare marcio senza ammalare tutto
il resto), o per essere gli ultimi avallatori del discutibile operato di una
giunta comunale che sta provando in tutti i modi a trasformare il Piano in una
sorta "bollino blu" su anni di politiche urbanistiche micidiali, la
cui unica strategia è stata quella di non adottarne alcuna.
Se i signori del Piano Strategico seguissero questa strada rivoluzionaria farebbero
infuriare qualche vecchio politicante, ma si guadagnerebbero la calorosa riconoscenza
di tutti i nostri figli, nipoti e pronipoti. E non è certo poco.