La Voce di Romagna, 1 marzo 2008
di Gabriele Bernardi
La nuova normativa europea sulla balneazione preoccupa non
poco la città ,operatori turistici in primis che hanno ben in mente l'attuale
qualità ambientale del nostro mare in prossimità della costa.
Le acque dell'alto adriatico sono in deroga dagli anni '70, ma non si e' fatto
mai niente per migliorare la situazione, anzi. Questa direttiva mette a rischio
l'economia di tutta la costa riminese che e' disseminata di scarichi a mare.
Si devono intraprendere al più presto quegli interventi strutturali di
separazione e riutilizzo delle acque che ormai tutti hanno capito essere una
priorità discriminante senza la quale non può partire nessun tipo
di riqualificazione. Non si può pensare ad una città nuova e moderna
che mette la sua merda sotto il tappeto. Vietare la balneazione per 50 metri
a nord e a sud di ogni scarico vuole dire interdire più di un chilometro
di costa. Ad oggi la situazione di Rimini nord, vista la presenza delle scogliere
è la più drammatica,non possiamo attendere oltre. In tempo di
elezioni,che e' notoriamente l'unico periodo in cui i politici ci sentono,servirebbero
scelte forti. Il nuovo P.r.g. delle fogne non risolve nulla, non dà le
risposte necessarie, è ora che la classe dirigente di questa città
se ne faccia una ragione, invece di proporlo come la soluzione del futuro, perché
se davvero si cominciano a chiudere alla balneazione dei tratti di costa (e
se le analisi si fanno durante o subito dopo un acquazzone è certo il
superamento dei limiti) la nostra economia va a picco e con lei chi ha sbagliato
le scelte strategiche e non ha avuto il coraggio di ritornare sui propri passi.
Che qualcuno dal Palazzo batta un colpo.