di Massimo Gramellini
La Stampa, 5 Giugno 2009, pagina 1
Cosa spinge sessanta albergatori di un'isola incantata a svuotare le fogne direttamente
in mare, davanti a una delle spiagge più belle, ammorbando la natura
che dà loro lavoro e benessere? Nel gesto atroce e autolesionista degli
inquinatori di Ischia si ritrova una sintesi dei tre fattori che rappresentano
la fotografia della crisi morale italiana. Il primo è l'ignoranza:si
usa il mare da pattumiera come se fosse il pozzo dell'oblio e le onde avessero
il potere di dissolvere l'immondizia o di trascinarla in un altrove che non
ci riguarda e di cui non saremo noi a pagare le conseguenze. Il secondo fattore
è l'idea che ciò che appartiene a tutti in realtà non appartenga
a nessuno. L'Italia è il Paese dove i cessi privati sono splendenti come
musei e i musei pubblici sporchi come cessi. Lo Stato non siamo mai noi, ma
Loro, un'entità astratta e tendenzialmente nemica che ha il volto della
politica e il solo scopo di portarci via i soldi attraverso multe e tasse. Il
terzo fattore, a mio avviso il più grave, è la morte del futuro.
Ne parlo spesso, forse per esorcizzarla. Ma in quei sessanta albergatori che
per risparmiare il costo di uno smaltimento corretto dei rifiuti accettano il
rischio di inquinare i luoghi nei quali vivono e sulla cui bellezza campano,
vedo la mentalità diffusa di chi considera domattina l'ultimo orizzonte
immaginabile della propria vita. E pur di far quadrare i conti della settimana
è disposto a pregiudicare quelli dei figli e dei nipoti.
Il giornalista si riferisce agli arresti del 4 giugno (TG1 ore 20.30 del
4 giugno 2009) per opera dei NOE, avvenuti a Ischia, dove sia albergatori che
gestori dell'impianto di depurazione scaricavano in mare i liquami anche dei
reparti ospedalieri dell'Isola.