6 luglio 2009 - La Voce di Romagna
di Giuliano Bonizzato
La nuova linea acque del depuratore di Santa Giustina prevede,
oltre al superprogetto di potenziamento, un trattamento cosiddetto "a membrana"
che, abbattendo anche la concentrazione dei cloruri, consentirebbe l'utilizzo
dei reflui per l'irrigazione di qualsiasi tipo di cultura. Il "piscione"
di centomila metri cubi d'acqua dolce al giorno, responsabile della morte sul
fondo di ogni forma di vita, nonché della proliferazione (nei mesi più
caldi e a mare calmo) delle repellenti microalghe, dovrebbe finalmente essere
dirottato a fertilizzare i campi anziché l'Adriatico. Ma non mi sento
d'esser troppo ottimista al riguardo. Infatti il Canale Emiliano Romagnolo,
giunto ormai alle porte di Rimini, scalpita, nitrisce e s'impenna per entrare.
Credete davvero che la fiumana d'acqua dolce del depuratore anche se resa idonea
ai fini irrigui, basti a fermare un Canale che ha già percorso 133 chilometri
per arrivare a Bellaria?
E allora che facciamo? Ci teniamo il piscione? Rinunciamo a riavere il mare
di una volta coi cavallucci marini, i cannelli e le poveracce, i granchietti
e i pesciolini? Continueremo a vedere bambini che non potendo nuotare al largo
verso l' azzurro, si immergono in acque rosse o marrone a seconda del prevalere,
nella lotta per l'esistenza, di Diatomee o Dinoflagellate?
E' a questo punto che entra in ballo l'uovo di Colombo. E quell'uovo ( vale
a dire la soluzione più semplice ed economica per impedire ai reflui
del depuratore di continuare ad assassinare i primi cento metri dalla battigia)
me l'hanno sbattuto sul tavolo, facendolo star bello dritto, due Ingegneri Riminesi.
-Come sai, i fenomeni della microalga e della morte dei pesci per asfissia,
strettamente correlati -mi dice Gastone Gamberini- sono dovuti alla mancata
miscelazione dell'acqua dolce del depuratore con l'acqua marina, causata dai
nostri fondali troppo bassi e privi di correnti. Ebbene, se i reflui del depuratore,
anziché essere convogliati nel deviatore del Marecchia, venissero fatti
scorrere, attraverso il Parco, fino all'invaso del Ponte di Tiberio, la destratificazione
avrebbe luogo nel momento stesso in cui l'acqua dolce e quella portata dalla
marea s'incontrano nel Porto Canale…
-Non riesco a capire perché questo rimescolamento non possa verificarsi
anche alla foce del deviatore…
-Te lo spiego subito, in parole povere, come mi hai chiesto. Alla foce del deviatore,
che, ricordiamolo, è almeno cinque volte più ampia di quella del
Porto Canale, si forma un vero e proprio lago d'acqua dolce. Questa, essendo
più calda, galleggia su quella, fredda e salata, del mare e dunque non
si mescola. I reflui del depuratore immessi nell'invaso del Tiberio e dunque
provenienti da un bacino molto profondo, subendo assai meno l'effetto del riscaldamento
solare, avrebbero invece, più o meno, la stessa temperatura dell'acqua
marina, e quindi si incontrerebbero allo stesso livello. La sezione ristretta
del Porto Canale favorirebbe ulteriormente la mescolanza delle due acque, creando
una turbolenza. Te lo mostro con un grafico…
Interviene a questo punto il giovane Ingegnere Danilo Pace autore del progetto
idraulico di questa nuova canalizzazione.
-Si tratta-mi spiega- di una rinaturalizzazione del Parco Marecchia che consiste,
nel ricreare, all'interno del Parco, un corso d'acqua avente tutte le caratteristiche
di un ruscello naturale, che dunque segua nel suo corso il terreno, serpeggiando,
formando piccole cascate…insomma nulla a che vedere con uno dei soliti
canali artificiali. Si recupererebbe, così, un ambiente di tipo fluviale,
come in passato, lasciando perfettamente intatta la sua fruibilità come
Parco.
-E dal punto di vista pratico?
-Il primo obiettivo del progetto consiste nell'efficace ricambio idrico delle
acque nell'invaso del Tiberio restituendo al Ponte l'acqua dolce corrente che
ha sempre avuto, evitando in tal modo l'attuale ristagno della salsedine nel
bacino, causa principale del degrado ambientale e del danneggiamento del monumento.
Il secondo obiettivo consiste, come già illustrato dall'amico Gastone,
nel radicale miglioramento delle acque di balneazione che, dopo la descritta
miscelazione, verrebbero convogliate, dai moli del Porto Canale, a una distanza
di circa un chilometro dalla costa e condotte verso Nord e verso il largo dal
vortice che si forma a Nord del Porto…
Interviene a questo punto l'Ingegner Gamberini.
- Non dimentichiamo un ulteriore risultato positivo. Con questa diversa canalizzazione,
si otterrebbe infatti anche una nuova via di deflusso per le portate eccezionali
del Marecchia destinate oggi, ad allagare S. Giuliano perchè la sezione
attuale sotto il Ponte della Ferrovia per Ravenna, per l'effetto combinato della
subsidenza e dell'eustatismo, non è più sufficiente…
Mi fermo qui.
Non ci si venga a dire che un progetto che costa relativamente poco, ci restituisce
il mare della nostra giovinezza, salva un Ponte Romano, rende straordinariamente
più piacevole il Parco più importante della Città, e per
di più salva un Borgo dalle piene secolari, non può realizzarsi
"perché non ci sono i soldi". A meno che non si voglia favorire
"il sistema di riutilizzo delle acque reflue per scopi agronomici attraverso
la fertirrigazione" per il quale, in conformità della normativa,
la Regione Emilia Romagna dovrebbe aver già stanziato i contributi. Una
cosa è certa. In nome del turismo e della balneabilità non c'è
più tempo da perdere.
La scorsa estate, ad Ancona, è arrivata l'alga tossica…
Per fortuna dava solo un po' di mal di pancia.
In Africa ce ne sono anche di più cattive.
Acquerello del Parco Marecchia come sarebbe con l’attraversamento del nuovo fiume. Dal Progetto dell’Ing. Danilo Pace.