Perché è sempre così difficile ottenere una risposta? (Mariotti) - lug 09
Data: Giovedì, 16 luglio @ 14:50:31 CEST

15 luglio 2009 - La Voce di Romagna

di Simone Mariotti

Perché è sempre così difficile avere uno straccio di risposta anche sulle cose più semplici da amministratori e politici?
Ho aspettato una settimana fiducioso che qualcuno si facesse vivo, un assessore, un tecnico comunale, e perché no l'onnipresente vicesindaco, o magari un intervento spontaneo di qualcuno di Hera dato che si glorificano i pregi del nuovo depuratore. Nulla. Eppure la settimana scorsa c'è stato un'importante contributo di Giuliano Bonizzato nel suo articolo-intervista agli ingegneri Gamberini e Pace per una soluzione brillante e molto economica al problema della salvaguardia della balneabilità e della zona del Ponte di Tiberio.
Bonizzato e gli ingegneri in parole povere dicevano: torniamo a fare defluire le acque reflue depurate (che con nuovo impianto a membrana non contengono più neanche i cloruri, lungo il parco Marecchia per farle unire nel porto canale. Ciò favorirebbe il mescolamento dell'acqua dolce con quella salata, cosa che non avviene alla foce del deviatore per motivi di portata, si eviterebbe la stratificazione e l'acqua di mare sotto costa tornerebbe a essere tale e non un piscione di acqua dolce morta come lo è ora. Le alghe (ora solo schifose; e se domani anche tossiche?) non avrebbero più habitat favorevole ecc.
Insomma, benefici su tutta la linea. Si è in realtà fatta viva una società di Forli, L'Alpina Acque, che conferma tutti i dati e rivendica la paternità dell'idea. Va bene, non credo che qui sia così importante chi ha scoperto l'uovo, se Colombo, gli ingegneri Gamberini e Pace o qualcun'altro. Vorrei solo dire agli amici della Alpina che l'ing. Gamberini parlava di questa ipotesi, anche se in fase embrionale, già in un suo intervento del 1988.
Sempre Gamberini aveva espresso già bene gli stessi concetti al convengo "Un mare senza voce" organizzato dall'associazione "Basta Merda in Mare" lo scorso 18 aprile. Riporto uno stralcio del suo intervento tratto dal volume con gli atti (nello stesso libro è riprodotto anche il suo contributo del 1988):
"Le acque dolci provenienti da terra portano nutrienti, riducenti, veleni, carico microbiologico, fanghi, concentrandoli in ecosistemi che, privilegiando nella competizione alcune specie, consegnano loro l'intero spazio in cui possono moltiplicarsi senza altro limite che non la loro stessa concentrazione. Fino a certi livelli, tutto l'ossigeno prodotto dalla fotosintesi resta sciolto nell'acqua a disposizione della respirazione notturna. Infatti le fioriture algali, pur di vario colore, sono dei vegetali e come tali si comportano. Quando, pur aumentando la biomassa, la produzione supera la solubilità, l'ossigeno in eccesso esce in atmosfera e non è più disponibile per la nuova biomassa che la respirazione notturna porta all'anossia e trasforma in necromassa con danno evidente alle specie e alla qualità generale delle acque, anche perché la parte in ombra non produce ulteriore ossigeno. I provvedimenti operativi proposti per controllare tali fenomeni riguardano sia gli apporti da terra che certe particolari gestioni della fascia di balneazione."
Non c'è tempo per approfondire qui la parte tecnica, ma le soluzioni a molti problemi del mare sono state suggerite da tempo.
Il giorno successivo all'articolo di Bonizzato, "Basta Merda in Mare", per voce del suo vicepresidente Gabriele Bernardi, ha rilanciato sull'opportunità, ancora più interessante che in passato grazie al potenziamento del depuratore, di utilizzare una parte dei reflui per l'agricoltura. Se ne parla da anni, ma ancora nulla di fatto. E già nel 2005, Roberto Venturini chiuse il suo contributo al primo libro di "Basta Merda in Mare", Scatologia alla Riminese, dicendo: "Ecologia, economia turistica, economia agraria: tutte assieme indicano all'acqua dei depuratori la strada che conduce ai campi. Non resta quindi che iniziare a percorrerla".
Insomma, perchè non si muove mai nulla se è semplice è poco costoso? O è questa la ragione? La domanda è retorica: poco costo, anche se significa vantaggio per la città, significa soprattutto poco lucro per qualcuno.
Ma abbiate il coraggio di dirlo. Lo chiedo al Vicesindaco, all'assessore Zanzini, lo chiedo a Mario Galasso, ambientalista, persona che ritengo assai stimabile e che varie volte ha dimostrato sensibilità per queste problematiche, nella sua nuova veste di assessore provinciale che potrà spero fare qualcosa di buono: perché si deve ignorare la possibilità di recuperare, a costi quasi nulli, allo stesso tempo l'area attorno a uno dei tre più importanti monumenti della provincia, la rivitalizzazione del parco Marecchia (che non avrebbe più uno scolo putrido di acqua stagnante e puzzolente), la qualità delle acque del porto canale e soprattutto la salute del mare, che tornerebbe almeno un po' a rivivere con la piccola fauna di un tempo e senza il perenne rischio alghe? E' possibile sapere perché proposte come questa, che non è la prima volta che vengono fatte, devono cadere sempre nel dimenticatoio? (Gli articoli di Bonizzato e di Bernardi, sono disponibili nella home page del sito www.bastamerdainmare.it).







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