15 luglio 2009 - La Voce di Romagna
di Simone Mariotti
Perché è sempre così difficile avere uno
straccio di risposta anche sulle cose più semplici da amministratori
e politici?
Ho aspettato una settimana fiducioso che qualcuno si facesse vivo, un assessore,
un tecnico comunale, e perché no l'onnipresente vicesindaco, o magari
un intervento spontaneo di qualcuno di Hera dato che si glorificano i pregi
del nuovo depuratore. Nulla. Eppure la settimana scorsa c'è stato un'importante
contributo di Giuliano Bonizzato nel suo articolo-intervista agli ingegneri
Gamberini e Pace per una soluzione brillante e molto economica al problema della
salvaguardia della balneabilità e della zona del Ponte di Tiberio.
Bonizzato e gli ingegneri in parole povere dicevano: torniamo a fare defluire
le acque reflue depurate (che con nuovo impianto a membrana non contengono più
neanche i cloruri, lungo il parco Marecchia per farle unire nel porto canale.
Ciò favorirebbe il mescolamento dell'acqua dolce con quella salata, cosa
che non avviene alla foce del deviatore per motivi di portata, si eviterebbe
la stratificazione e l'acqua di mare sotto costa tornerebbe a essere tale e
non un piscione di acqua dolce morta come lo è ora. Le alghe (ora solo
schifose; e se domani anche tossiche?) non avrebbero più habitat favorevole
ecc.
Insomma, benefici su tutta la linea. Si è in realtà fatta viva
una società di Forli, L'Alpina Acque, che conferma tutti i dati e rivendica
la paternità dell'idea. Va bene, non credo che qui sia così importante
chi ha scoperto l'uovo, se Colombo, gli ingegneri Gamberini e Pace o qualcun'altro.
Vorrei solo dire agli amici della Alpina che l'ing. Gamberini parlava di questa
ipotesi, anche se in fase embrionale, già in un suo intervento del 1988.
Sempre Gamberini aveva espresso già bene gli stessi concetti al convengo
"Un mare senza voce" organizzato dall'associazione "Basta Merda
in Mare" lo scorso 18 aprile. Riporto uno stralcio del suo intervento tratto
dal volume con gli atti (nello stesso libro è riprodotto anche il suo
contributo del 1988):
"Le acque dolci provenienti da terra portano nutrienti, riducenti,
veleni, carico microbiologico, fanghi, concentrandoli in ecosistemi che, privilegiando
nella competizione alcune specie, consegnano loro l'intero spazio in cui possono
moltiplicarsi senza altro limite che non la loro stessa concentrazione. Fino
a certi livelli, tutto l'ossigeno prodotto dalla fotosintesi resta sciolto nell'acqua
a disposizione della respirazione notturna. Infatti le fioriture algali, pur
di vario colore, sono dei vegetali e come tali si comportano. Quando, pur aumentando
la biomassa, la produzione supera la solubilità, l'ossigeno in eccesso
esce in atmosfera e non è più disponibile per la nuova biomassa
che la respirazione notturna porta all'anossia e trasforma in necromassa con
danno evidente alle specie e alla qualità generale delle acque, anche
perché la parte in ombra non produce ulteriore ossigeno. I provvedimenti
operativi proposti per controllare tali fenomeni riguardano sia gli apporti
da terra che certe particolari gestioni della fascia di balneazione."
Non c'è tempo per approfondire qui la parte tecnica, ma le soluzioni
a molti problemi del mare sono state suggerite da tempo.
Il giorno successivo all'articolo di Bonizzato, "Basta Merda in Mare",
per voce del suo vicepresidente Gabriele Bernardi, ha rilanciato sull'opportunità,
ancora più interessante che in passato grazie al potenziamento del depuratore,
di utilizzare una parte dei reflui per l'agricoltura. Se ne parla da anni, ma
ancora nulla di fatto. E già nel 2005, Roberto Venturini chiuse il suo
contributo al primo libro di "Basta Merda in Mare", Scatologia alla
Riminese, dicendo: "Ecologia, economia turistica, economia agraria: tutte
assieme indicano all'acqua dei depuratori la strada che conduce ai campi. Non
resta quindi che iniziare a percorrerla".
Insomma, perchè non si muove mai nulla se è semplice è
poco costoso? O è questa la ragione? La domanda è retorica: poco
costo, anche se significa vantaggio per la città, significa soprattutto
poco lucro per qualcuno.
Ma abbiate il coraggio di dirlo. Lo chiedo al Vicesindaco, all'assessore Zanzini,
lo chiedo a Mario Galasso, ambientalista, persona che ritengo assai stimabile
e che varie volte ha dimostrato sensibilità per queste problematiche,
nella sua nuova veste di assessore provinciale che potrà spero fare qualcosa
di buono: perché si deve ignorare la possibilità di recuperare,
a costi quasi nulli, allo stesso tempo l'area attorno a uno dei tre più
importanti monumenti della provincia, la rivitalizzazione del parco Marecchia
(che non avrebbe più uno scolo putrido di acqua stagnante e puzzolente),
la qualità delle acque del porto canale e soprattutto la salute del mare,
che tornerebbe almeno un po' a rivivere con la piccola fauna di un tempo e senza
il perenne rischio alghe? E' possibile sapere perché proposte come questa,
che non è la prima volta che vengono fatte, devono cadere sempre nel
dimenticatoio? (Gli articoli di Bonizzato e di Bernardi, sono disponibili nella
home page del sito www.bastamerdainmare.it).